Come far crescere il Growth Mindset

Il concetto di Growth Mindset è stato recentemente introdotto dalla psicologa Carol Dweck e ha in parte rivoluzionato il nostro modo di intendere la motivazione personale.

Partiamo dall’inizio; in psicologia si chiama mindset “una cornice mentale o una lente che organizza e codifica selettivamente le informazioni”. In termini semplici si tratta di una serie di storie che raccontiamo a noi stessi su come funziona il mondo, spesso senza accorgercene.

Le persone dotate di Fixed Mindset raccontano a se stesse di essere dotate (o non essere dotate) di specifiche qualità, come ad esempio “sono un pessimo giocatore di scacchi” (esempio autobiografico) o “ho una buona memoria”.

Le persone che hanno Growth Mindset raccontano a sé stesse di poter raggiungere praticamente qualsiasi obiettivo, ad esempio “posso imparare a giocare a scacchi se mi impegno” o “posso migliorare la mia memoria”.

Le persone dotate di Fixed Mindset si sentono colpite nel proprio ego tutte le volte che commettono un errore e provano forti sentimenti negativi; le persone dotate di Growth Mindset, invece, provano sentimenti molto meno forti, e preferiscono dirigere la propria attenzione verso la causa dell’errore, per fare meglio la prossima volta.

È stato dimostrato che non si tratta di un effetto puramente psicologico, ma ha basi neurologiche, dipendenti da come il nostro cervello è stato “cablato”. Tutti noi sperimentiamo Fixed Mindset, almeno in alcune circostanze.

Tutto questo sarebbe già abbastanza interessante, ma una serie di esperimenti ha mostrato che è possibile indurre la Fixed Mindset negli individui fornendo loro dei feedback specifici sulle loro capacità, come ad esempio “Quanto sei intelligente!”.

Gli individui che ricevono o che si fanno da soli complimenti di questo tipo tendono a ridurre il loro impegno, non ad aumentarlo. Per indurre nelle persone una Growth Mindset è invece necessario fornire dei feedback specifici sullo sforzo che hanno compiuto, come ad esempio “Hai studiato davvero molto”. Verbi, non aggettivi!

La tecnica dei dieci minuti

immagine che illustra il concetto di attività che deve durare esattamente dieci minuti.

Vi capita mai di rimandare un’attività che sapete di dover fare? A me capita spesso, e mi è capitato anche oggi. Secondo i neuroscienziati la decisione di iniziare o meno un’attività è mediata da diversi circuiti del nostro sistema nervoso, tra cui il sistema limbico e la corteccia prefrontale. La corteccia prefrontale ha il ruolo di pianificare il futuro, mentre il sistema limbico ha il compito di tenerci al sicuro, e quindi tende a impedirci di intraprendere un compito percepito come stressante. Tra i due sistemi spesso “vince” il sistema limbico, più antico e sviluppato. La tecnica dei dieci minuti è un semplice trucco per ribaltare l’equilibrio di forza tra i due sistemi, e di conseguenza evitare di procrastinare le nostre attività. In che cosa consiste? È semplicissimo. Sedetevi e lavorate per i prossimi 10 minuti. Se volete, potete impostare un timer. Una volta trascorsi i 10 minuti, potrete decidere se continuare o meno. Nove volte su dieci deciderete di continuare. Perché funziona? Perché molto spesso il livello di stress generato dallo svolgere in pratica l’attività è molto inferiore al livello di stress immaginato prima di iniziare l’attività…